L’emerodromo
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Il
timido Bo Vini non riusciva ancora a credere che lui, un atrofico
contabile, facesse ormai parte della schiera di eroi capeggiata da
Fidippide. Sul podio assaporava stremato quell’inattesa vittoria dopo
una maratona selvaggia. Aveva polverizzato ogni record ed ora tremante
per lo sforzo cercava solo di darsi un contegno, assettando il completo
fradicio di sudore. Mentre stringeva il nodo alla cravatta preparandosi a
ricevere la medaglia, lo vide. Nell’euforia del successo aveva
dimenticato il motivo di quella fuga rocambolesca. Non erano bastati
quaranta chilometri a seminare la maledetta bestia. Era ancora là,
pronta ad azzannarlo ai polpacci. Odiava il rottweiler dei vicini. |